Chi sono

Nel caso di Benedetta Faucci non è possibile scindere il duplice interesse per la musica e la pittura, soprattutto se queste diventano ragioni di vita, di esistenza.

Benedetta, infatti, è innanzitutto cantante lirica e questo mondo di suoni, voci e parole che portano indietro nel tempo – e che quotidianamente l’accompagnano – si avverte anche nei dipinti.

La predilezione per le atmosfere “barocche”, per l’epoca delle grandi luci e delle grandi ombre del Sei-Settecento conduce, infatti, a traslare quel tipo di sensazione, quel senso di appartenenza ad un clima storico, artistico e culturale, in una pittura che ne accoglie la memoria e ne ripresenta le forme e i colori. 

L’attenzione a costruire l’immagine attraverso il disegno, unita alla svelata e manifesta passione per il nero, per il controluce – reso sontuoso dalle tonalità calde delle terre e dei bruni nelle loro declinazioni – rappresentano le principali caratteristiche della sua pittura; pittura che viene modulata essenzialmente sulla figura in posa.

Una presenza umana che diventa protagonista, attore in scena, per accennare ad una teatralità dell’immagine.

Questo ci rimanda ancora a quell’altra parte espressiva di Benedetta Faucci – il melodramma – con i relativi contrasti tra acuti e bassi, lievità e gravità, che rendono visivamente il significato della musica. Figure seminascoste da un’oscurità che lascia trasparire uno spazio, una “quinta” retrostante; un nero che in questo contrasto chiaroscurale, restituisce con rafforzato vigore la luminosità di alcuni tratti dei nudi corpi.

In lei, quindi, troviamo la scelta non casuale del nudo come soggetto di riferimento – inteso come modello, canone di bellezza per eccellenza – un orientamento, o forse una nostalgia, verso il mondo classico, sul quale poi innestare una propria interpretazione.

Giovanni Cerri

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